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Microwork e crowdvoting

Il Microwork e il Crowdvoting sono due forme di crowdfunding al servizio delle aziende.

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Microwork

Il Microwork consiste nella frammentazione in compiti (task), che possono solo essere eseguiti da persone, di un lavoro più grande.

Per la realizzazione di un progetto sono necessarie disparate risorse, che non sono necessariamente facili da reperire o a buon mercato, e spesso possono rivelarsi anche difficili da organizzare.

Grazie alla natura collaborativa del crowdsourcing, e l’immediatezza nella condivisione di informazioni e contenuti tramite internet, si sono formati i presupposti per la nascita del Microwork.

Diverse piattaforme permettono di raggiungere lavoratori disposti ad eseguire rapidamente un singolo task dietro compenso, aggirando la ricerca di personale specifico e lunghe organizzazioni. Dunque un’azienda può scomporre il lavoro, postare i vari compiti su una di queste piattaforme ed aspettare che vengano svolti dagli utenti. Non si tratta di utenza qualificata, ma la natura semplice dei task è tale da rimuovere la necessità del lavoro professionale.

Amazon Mechanical Turk non solo fu una delle prime piattaforme di microwork a nascere, ma è in generale una delle prime piattaforme di crowdsourcing.

InnoCentive, di cui abbiamo già parlato in precedenza, è anch’essa una piattaforma di microwork, poiché non solo serve da crowdsolving, ma i vari problemi da risolvere sono ridotti in problemi minori (task) da proporre ai vari utenti.

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Crowdvoting

Parlando di Crowdvoting, invece, si identifica una una pratica che consiste nell’interpellare la comunità quando c’è da operare una scelta tramite una votazione. Se per esempio non si sa se commercializzare un prodotto piuttosto che un altro, tramite il crowdvoting è possibile sondare l’utenza per comprendere qual è il prodotto maggiormente desiderato.
Questa opzione non si limita alla scelta di prodotti ad esclusione di altri, ma si estende ai dettagli (diverse colorazioni, materiali, motivi ecc.), alle campagne marketing per promuovere il prodotto, al packaging che lo presenterà, e quindi potenzialmente a qualsiasi cosa coinvolga il pubblico.

Chiedere all’utenza rafforza poi la sua posizione e si tratta dunque di una forma di consumer empowerment.

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