Coastline: il quotidiano e l'assurdo nella Cina di Zhang Xiao

Il mare è l’inizio della vita e dei sogni“. È probabilmente per questo che Zhang Xiao, autore di Coastline, ha deciso di ripercorrere i 18.000 km di costa cinese alla scoperta dei paesaggi al confine col mare, realizzando il libro fotografico che abbiamo scelto per il mese di luglio.

Un rapporto forte, quello di Xiao con il mare: da sempre vicino alla sua famiglia, eppure mai vissuto abbastanza, diventa in questo lavoro il suo punto di vista sul mondo, la lente per guardare una realtà mutevole da una prospettiva che, nel tempo, tende per natura a mantenere inalterate alcune delle sue caratteristiche.

La costa cinese è la protagonista delle fotografie di Xiao, che con un occhio attento al documentario e capace di cogliere il grottesco, riesce ad immortalare momenti e paesaggi della Cina che cambia, ma soprattutto delle persone che vivono questa sua metamorfosi. Atmosfere per lo più rarefatte, dai contorni confusi e dai colori desaturati, che riportano in un formato 6×7 i tanti momenti della quotidianità dei cinesi venuti a lavorare sulla costa, fronteggiando un cambiamento veloce e la perdita di tradizioni millenarie.

L’occhio di Xiao non è puntato su un aspetto preciso della vita quotidiana, quanto piuttosto su quello che emerge da essa in modo appena percettibile: il desiderio di tranquillità, i rapporti sociali, le relazioni fra le persone e l’ambiente circostante. È così che la serenità di alcuni fotogrammi si scontra in modo prepotente con il grottesco del contemporaneo: scheletri di edifici mai costruiti del tutto, montagne di detriti, ciminiere, smog.

Tutti elementi, questi, che però in Coastline riescono a non entrare mai nel banale, a non restituire all’osservatore occidentale una “verità” già conosciuta, fatta di inquinamento, conformismo, serialità. Le persone che fanno parte del paesaggio lo vivono, prendono fiato nel caos del contemporaneo, si estraniano dalle grandi opere stradali e ferroviarie che disegnano nuovi paesaggi e nuovi ritmi di lavoro. Mostrano una normalità cercata e possibile solo in un ambiente rarefatto, fuori dal tempo e dallo spazio: la costa, appunto.

Nell’introduzione al testo, Yan Changjiang pone l’accento sulla compassione che Zhang Xiao lascia trasparire dal suo lavoro. Coastline racconta un punto di vista sul mondo che cambia, mantenendo una connessione con chi lo abita, un senso di realtà che va perdendosi nel caos e nella velocità dello sviluppo commerciale della Cina. “La costa” scrive “è simbolo di diversi aspetti: realtà e fantasia, desiderio e vuoto“. Se la Cina viene raffigurata nella sua peculiare stranezza come la “madrepatria”, i cinesi sono finalmente il suo “popolo”.

La fotografia di Xiao – e la fotografia tout court – è in questo senso catartica. Jiang Wei, in chiusura di libro, lo spiega bene: “la vita dei cinesi è giunta a un drammatico punto di svolta: le relazioni sono diversificate e risentono dei tanti spunti provenienti dal globo. Per immergerci nella vita quotidiana, l’unico modo per scavare nelle relazioni e nella vita è farlo attraverso la fotografia“. Ancora una volta.