
Quando si fotografano oggetti inanimati si parla di still life.
Cos’è lo still life per un fotografo? Una piccola sfida: si ha di fronte un oggetto inanimato, a volte interessante per forma, colore, materiale, a volte meno. La sfida del fotografo di fronte all’oggetto si può sintetizzare nella ricerca della luce che valorizzi l’oggetto, in parte o nella sua totalità, che ne restituisca veridicità se la finalità è ad esempio la vendita su un e-commerce o che ne enfatizzi solo alcune caratteristiche se l’obiettivo è emozionare chi guarderà la foto.
Le fotografie di still life possono vivere di tante nature: possono prevedere un set minimal ed essere descrittive – il classico fondale bianco con l’oggetto ripreso in modo tale che se ne colgano tutti gli aspetti tecnici – oppure può prevedere una set scenografato che potrebbe per esempio alludere alla storia dell’oggetto quanto alle sue possibilità di utilizzo.
Ma lo still life può anche entrare a far parte di progetti autoriali, può sostenere il peso di dover supportare uno storytelling più complesso.
Cosa è necessario per poter effettuare uno still life? Un’idea, principalmente.
Se ne può pensare uno classico, con una luce caravaggesca o un richiamo alle nature morte pittoriche che fanno parte del nostro background europeo. Si può pensare uno still life contemporaneo o anche concettuale.
La tecnica viene poi in aiuto del fotografo perché si possa realizzare esattamente quello che ci si è immaginati. Un fotografo competente di fronte ad un oggetto si interroga sul tipo di materiale, sulle proprietà di riflessione di una certa superficie, su come questa possa reagire ad un’illuminazione diretta piuttosto che riflessa.
Meticolosamente studia un angolo di ripresa, frontale, a volo d’uccello, in pianta, a seconda della scelta fatta si comunica qualcosa di diverso.