
Il profeta del Grunge
Nato nel Texas a Corpus Christi nel 1954, David Carson ha frequentato la Cocoa Beach High School dopo di che si laurea alla San Diego State University in lettere. Durante un corso di progettazione svolto all’Università dell’Arizona, viene a contatto con il mondo della grafica editoriale rimanendone affascinato anche grazie al suo tutor Jackson Boelts .
Decide di frequentare un corso di grafica presso l’Oregon College of Commercial Art al quale fa seguire un seminario di graphic design per tre settimane in Europa sotto gli insegnamenti di Hans-Rudolf Lutz.
Per oltre cinque anni a partire dal 1982, Carson insegna alla Torrey Pines High School di San Diego, alternando a questo ruolo di professore, anche quello di surfista professionista di alto livello arrivando tra i primi dieci nella classifica mondiale nel 1989.
Ma dal 1983 incomincia la sperimentazione nel campo della progettazione grafica, inserendosi lentamente ma in modo costante nella vita culturale e artistica della bassa California.
Dopo un stage gratuito svolto per Action Now, una rivista per gli appassionati di skating, Carson collabora come designer per la rivista Self and Musician e per Transworld Skateboarding con la quale inaugura una sorta di grafica sperimentale che aprirà la porta al successo. Divenuto art director di questa pubblicazione, ne stravolge il layout e lo stile grazie alle sue intuizioni che si caratterizzano dall’utilizzo di tecniche fotografiche non convenzionali.
Le direzioni artistiche e la maturazione
Le prime esperienze di Carson non passano inosservate e l’editore della rivista Surfer, propone al giovane designer di occuparsi di un nuovo progetto che vedrà l’uscita della trimestrale rivista Beach Culture.
Carson ne viene coinvolto per tutte le sole sei uscite di una rivista che per lui hanno significato il primo vero impatto con il mondo della tipografia e della grafica e che gli hanno permesso di promuovere le sue idee creative decisamente innovative che non passavano certamente inosservate.
L’esperienza di Beach Culture apre a Carson le porte della rivista Surfer che ridisegnerà e progetterà per due anni prima di vivere l’esperienza del Ray Gun Magazine che lo vedrà impegnato per tre anni prima di spostarsi a New York.
Ray Gun, rivista di musica e stile di vita, può definirsi il punto di svolta di David Carson che libero da qualsiasi paletto, riesce ad esprimere al meglio la sua creatività addirittura utilizzando font come Zapf Dingbats contenenti solo simboli per tutti quegli articoli che a lui risultavano noiosi: cosa che non passò inosservata ne al The New York Times nel ’94 e, nel ’96, a Newsweek che ne apprezzano gli innovativi layout e lo stile grunge che accompagnava ogni pubblicazione da lui diretta.
Clienti e premi
La creatività volutamente caotica che contraddistingue lo stile di David Carson procura al suo studio David Carson Design di New York, prestigiosi clienti tra i quali non si possono non segnalare Levi’s Strauss, Pepsi Cola, Nike, Ray Bans, MTV Global, Mercedes-Benz, MGM Studios, Suzuky, Microsoft, Giorgio Armani, American Airlines, Budweiser, Kodak, Toyota, CNN e molti altri ancora.
Sarà solo nel 2000 che Carson chiuderà il suo studio newyorkese per tornare in California dopo una breve parentesi nella Carolina del Sud al seguito dei suoi figli.
Da non dimenticare i suoi interventi all’interno del segmento della comunicazione visiva grazie ad una serie di spot tv per Xerox, Budweiser, American Airlines e altri ancora.
Molti i riconoscimenti che David Carson ha guadagnato attraverso i suoi lavori: ben 230 premi che includono il prestigioso Designer of the Year (nel 1988 e 1999), il graphic designer più famoso del pianeta (nel 2004), il Master of Typography e uno dei 30 utenti MacIntosh più influenti nei 30 anni di storia del computer (2014).