Nell’incontro precedente del salotto fotografico ci siamo divertiti a sperimentare in studio la posizione delle diverse luci sulla scena, e a produrre ritratti con luci più o meno dirette, più o meno intense, o addirittura utilizzando la tecnica del controluce. Abbiamo parlato della luce laterale, di quella a farfalla, della Rembrandt. Abbiamo utilizzato i softbox per sfumarla e vedere come cambiava, e alla fine abbiamo scattato.

Il risultato è stato molto vario: abbiamo ottenuto foto con forti aree scure e altre molto più chiare, altre ben più “morbide”, con una luce diffusa in modo omogeneo su tutta l’area dello scatto. Non restava che passare al processo di lavorazione del file.

Lo sviluppo digitale

Nell’ultimo incontro abbiamo quindi utilizzato le foto prodotte in studio per iniziare a vedere il funzionamento dei programmi di sviluppo digitale. Abbiamo scelto Adobe Lightroom perché tra tutti i programmi a disposizione nel settore, è probabilmente uno dei più intuitivi anche per chi si affaccia per la prima volta al mondo della fotografia. Dà inoltre, rispetto ad altri strumenti come Camera Raw, la possibilità di maneggiare in modo semplice i parametri dell’istogramma che “legge” la luce della foto, trascinando fisicamente il cursore fino ad ottenere un effetto accettabile che elimini le principali imperfezioni del file.

Perché parliamo di sviluppo e non di postproduzione del file? Perché l’utilizzo di Lightroom sul file RAW è paragonabile a quello degli acidi sulla pellicola: si tratta di un vero e proprio sviluppo della foto, non finalizzato ad aggiungere o sottrarre effetti o a produrre un file “finito”, ma solo a recuperare informazioni. Il passaggio del file su Lightroom serve, sostanzialmente, a correggere le “bruciature” date dalla presenza eccessiva delle alte luci o a schiarire aree troppo scure, ma ricche di informazioni che altrimenti andrebbero perdute, o ancora a correggere eventuali aberrazioni dell’obiettivo o bilanciamenti errati del colore. Per il fotoritocco vero e proprio – e dunque per la gestione degli effetti, dei contrasti, delle levigature – si andrà ad agire in un secondo momento con programmi specifici come Photoshop. Il passaggio per ottenere una foto “perfetta” – insomma – è duplice.

Esistono dei parametri matematici da seguire nello sviluppo digitale?

 

No, non esistono. Spesso si dice che una foto, per avere un buon bilanciamento della luce, debba mostrare sull’istogramma una curva gaussiana, ma anche questa è una mezza verità. A volte, nel tentativo di creare una gaussiana perfetta si arriva a deteriorare il file, non rendendosi conto che per guadagnare luce (e informazioni digitali) si sta perdendo nitidezza. Come sempre, meglio usare il buon senso: si può scegliere consapevolmente di non recuperare tutta la foto, a vantaggio però di una buona qualità finale dell’immagine. In sostanza: se la matematica fallisce, il criterio personale può venirci in aiuto.

In molti si chiedono inoltre se sia possibile ottenere un file “finito” con la sola lavorazione su Lightroom o programmi similari. Lo è, naturalmente: all’interno del programma è possibile lavorare con ulteriori parametri che consentano di gestire in modo semplice il bilanciamento del bianco e dei colori o i contrasti. Si deve valutare però quali siano sia il risultato finale che si vuole ottenere dalla foto, che lo scopo finale. Si tratta di una foto scattata per passione o di una foto professionale? In quest’ultimo caso il fotoritocco sarà probabilmente imprescindibile: nella fotografia beauty – ad esempio – esistono dei parametri colore ben precisi, e l’unico modo per ottenerli è la lavorazione con Photoshop. Nel caso della fotografia amatoriale si possono anche prendere in considerazione programmi gratuiti di sviluppo e fotoritocco che combinano alcuni degli strumenti di Lightroom con effetti limitati di Photoshop, e creando quindi un buon compromesso fra i due. Se si scatta per piacere e non per lavoro, è una soluzione più che accettabile.

Per avere a disposizione tutti i “ferri del mestiere”, nei prossimi incontri lavoreremo con Photoshop e impareremo ad usarne i principali strumenti. Il percorso per la lavorazione dei ritratti scattati in studio – insomma – è ancora lungo.