
Se si legge la storia della vita di Ansel Adams, sembra di tuffarsi su di un romanzo d’appendice d’altri tempi. Eppure, l’esistenza di uno dei più significativi fotografi statunitensi del XX secolo, non ha quei tratti avventurosi che contraddistinguono altri suoi colleghi che attraversavano la loro epoca testimoniando guerre, disagi, rivolte e affini.
Adams nasce nel 1902 a San Francisco in seno da una famiglia più che benestante che era una genuina rappresentazione dell’America vittoriana.
A soli quattro anni e a causa di un forte terremoto, Adam viene buttato in terra e nella caduta il suo naso si rompe segnandolo in modo permanente. Ancora bambino, assiste alla crisi finanziaria del 1907 dove suo padre perde praticamente tutto.
Mentre il genitore cercava senza successo di riprendersi dal crack e la madre non si da pace per quanto accaduto, Ansel cresce insieme a sua zia secondo i dettami di una famiglia conservatrice.
Le sue fortune scolastiche non vedranno mai luce: una probabile dislessia e il complesso del naso sfigurato, lo segnano in maniera negativa tanto che ogni esperimento scolastico si rivela un insuccesso e motivano il fatto che saranno suo padre e la zia, in casa, ad impartirgli una certa istruzione.
A quell’infanzia solitaria Ansel contrappone la gioia che il ragazzo scopre nella natura selvaggia, facendo lunghe passeggiate in aree selvagge del Golden Gate (luogo dove vive), come il Lobos Creek e Baker Beach.
Ansel inizia a suonare il pianoforte all’età di 12 anni e trova nella musica –che frequenterà per una dozzina d’anni- un conforto insperato fino a trasformare questa sua scoperta in una vera e propria professione.
L’amore per la natura vede il ragazzo trascorrere dei periodi nella Sierra Yosemite a partire dal 1916 ed è proprio in questo parco che Adams inizia a fotografare con una Kodak No.1 Box Brownie regalatagli dai suoi genitori
La sua maturità in qualità di ecologista avviene unendosi al Sierra Club per ben quattro estati, diventando poi anche custode del LeConte Memorial Lodge e fotografando la natura per il bollettino del club.
L’incontro con Albert Bender, un ricco assicuratore, gli procurò la pubblicazione di un libro (Parmelian Prints of the High Sierras) e un suo sostegno finanziario che convinsero il giovane ad abbandonare il pianoforte per abbracciare totalmente la fotografia.
Fondamentale fu anche l’incontro con Mary Austin, con la quale lavorò per il libro ‘Taos Pueblo’ edito in forma limitata nel 1930, anno in cui conobbe Paul Strand, il fotografo che gli fece abbandonare lo stile pittorico delle sue foto per condurlo fino a quella eterogenea, dove veniva enfatizzata la chiarezza della lente senza dare l’impressione che l’immagine venisse manipolata.
C’è da dire che tre anni prima aveva avuto modo di conoscere Edward Weston e diventarne amico, partecipando a quel gruppo sperimentale che si riconosceva nel f/64.
Pur costretto a lavorare per la fotografia commerciale e pubblicitaria per potersi mantenere, la fama di Ansel Adams si sviluppò durante gli anni trenta del secolo scorso tanto da convincerlo, lui uomo dei grandi spazi, a trasferirsi a New York frequentando il circolo di un altro grande fotografo: Alfred Stieglitz.
La tecnica e lo stile
La tecnica di Adams fu talmente innovativa per i tempi che sia Strand che il suo amico Weston si rivolsero a lui per avere dei consigli tecnici e la stessa Hasselblad e la Polaroid ebbero modo di richiedere la sua consulenza fotografica. Fu Adams a sviluppare l’articolato ‘sistema a zone’ per il controllo dell’esposizione e dello sviluppo, permettendo in questo modo a tutti i fotografi, di visualizzare l’immagine in modo creativo per poi produrre una foto corrispondente a ciò che stavano vedendo.
Tutto ciò, fu riassunto da Adams in dieci manuali di tecnica di fotografia che risultarono i libri più influenti su questo tema.
Più che fotografo e scrittore, Adams è stato un comunicatore che viaggiava continuamente alla ricerca delle bellezze della natura che immortalava nelle sue foto artistiche.
Attivista militante per la causa a favore dell’ambiente, ha partecipato a moltissimi incontri e ha testimoniato, attraverso migliaia di lettere, il suo sostegno alla conservazione del territorio.