
Il marsigliese di italiana origine Antoine d’Agata, inizia il suo percorso artistico a New York nel 1990. Durante la fine degli anni Settanta, d’Agata è particolarmente vicino ai movimenti anarchici marsigliesi e il suo status di ribelle lo porta a conoscere l’universo delle droghe e dei bordelli della sua città. Durante degli scontri con i fascisti del PNF nel 1981, a causa dell’esplosione di un lacrimogeno, perde l’uso del suo occhio sinistro.
Un paio d’anni più tardi, il suo essere ribelle lo porta a viaggiare oltreoceano.
Giunto a New York, inizia a studiare fotografia nel 1990 frequentando i corsi di Nan Goldin e di Larry Clark presso l’International Center of Photography e questo lo porterà a collaborare come reporter e a lavorare come stagista al settore editoriale della prestigiosa Magnum Photos.
D’Agata ritorna in Francia nel 1993 dove per quattro anni, non si occupa più di fotografia.
Solo nel ’98 prende a pubblicare i suoi primi libri: ‘De Mala Muerte’ e la ‘Mala Noche’ dove appaiono le crude immagini che d’Agata ha saputo impressionare sul rullino.
Nel 1999 Galerie Vu incomincia a commercializzare le sue opere.
Il suo ‘Hometown’, edito nel 2001, gli fa vincere il premio Niépce per i giovani fotografi e da allora ha cominciato a pubblicare in modo regolare. Così sono usciti nel 2003 i lavori ‘Vortex’ e ‘Insomnia’ oltre alla mostra ‘1001 Nuits’ inaugurata lo stesso anno a Parigi alla quale sono seguiti ‘Stigma’ del 2004 e ‘Manifeste’ l’anno successivo.
Il 2005 vede d’Agata alle prese con il suo primo esperimento di cortometraggio girando ‘Le Ventre du Monde’ che lo svincola dall’essere solo un fotografo.
Esperimento che funge da stimolo per girare a Tokyo, l’anno successivo, un altro cortometraggio dal titolo ‘Aka Ana’ che, nel 2008 sarà premiato con il Grand Prix al Festival cinematografico internazionale Entrevues a Belfort.
Nel 2009 alcune sue opere vengono esposte in occasione dei Rencontres d’Arles all’interno della mostra ‘Ça me touche’ alla quale partecipano solamente fotografi invitati da Nan Goldin.
Il curriculum di d’Agata si completa nel 2013 in qualità di responsabile di un ambizioso progetto voluto dalla biblioteca di Bouches-du-Rhône dal titolo ‘Marsiglia vista da mille fotografi di tutto il mondo’.
Attivo a partecipare ad iniziative che suscitano il suo interesse in ogni parte del mondo, ha modo di impartire corsi di fotografia dove spiega i segreti della stessa.
Lo stile
È possibile affermare il fatto che lo stile di questo fotografo è veramente originale; vagabondaggio, prostituzione, notte, le esperienze border line, il corpo…sono soggetti sicuramente affrontati anche da grandi fotografi ma nessuno li affronta come d’Agata.
Il segreto sta nella casualità dell’incontro attraverso il quale il fotografo sente lo stimolo di ritrarre una determinata scena, un frammento di tempo, un atteggiamento personale anche intimo. Praticamente d’Agata si lascia trasportare dalle sue ossessioni come l’aver paura anche del buio o il desiderio di fare sesso, facendo decidere al suo io interiore che tipo di foto scatterà.
Proprio per non essere costretto a ‘costruire’ una situazione come spesso fanno i fotografi che esaminano una scena, le luci, gli obiettivi da utilizzare e altro ancora, d’Agata utilizza una Leica di piccolo formato che risulta più che pratica per il contesto nel quale realizzerà la foto e, non è affatto raro, che utilizzi anche apparecchi usa e getta o una elementare Polaroid.
Per lui lavorare in digitale o analogico su foto a colori oppure B&N è del tutto irrilevante così come, anche scegliere il momento dello scatto che spesso lascia fare alle prostitute con le quali si relaziona costantemente.