Loomen Studio Web Agency Sala Posa Fotografia Photomonographs Frank Horvat

Nato ad Abbazia nel 1928 da una famiglia benestante di origini ebraiche, Horvat ha vissuto in diversi Paesi europei oltre che in Asia e negli USA fino a definirsi stabilmente in Francia nel 1955.
Conosciuto per i suoi lavori fotografici di moda ( ha lavorato per prestigiose riviste come Harper’s Bazaar e Vogue alla metà del secolo scorso) Horvat si è distinto anche per la qualità dei suoi reportage, i ritratti, le foto di viaggi e panorami che lo hanno reso uno dei fotografi più ricercati anche dall’Agenzia Magnum con la quale collaborava.

La particolarità dei suoi scatti la si deve sicuramente ad una sensibilità straordinaria attraverso la quale riusciva ad armonizzare il rapporto tra i soggetti da lui ritratti e il mondo circostante, non temendo neppure dei confronti con elementi artistici di pittura e scultura.

È possibile frazionare il lavoro di questo fotografo quasi cronologicamente a partire dagli anni cinquanta quando, incontrando Henri Cartier-Bresson seguì il di lui suggerimento di passare dalla Rollei 6×6 ad una Leica 35 mm. Fu con questa più maneggevole macchina che Horvat parti per l’Asia dove, per due anni, lavorò come freelance molto apprezzato dalla carta stampata che si servì delle sue foto. Tra i suoi clienti di allora si annoverano Match, Life, Revue, Elle, Vogue, Die Woche, Picture Post, Jardin des Modes e Réalités.
Il passaggio dalla Rollei ad una 35 mm aumentò la capacità di interazione tra il fotografo ed il soggetto, non solo per la compattezza della macchinetta ma, soprattutto per la versatilità che questa permetteva con il cambio di ottiche non più fisse ma intercambiabili.
L’uso di teleobiettivi consentì a Horvat di inquadrare soggetti lontani in tutta la loro spontaneità.

La seconda giovinezza

Dopo essersi sistemato in Francia ed essersi affermato come fotografo di moda, Horvat vive tutti gli anni Sessanta e Settanta, ritornando ad occuparsi di reportage anche grazie ad una collaborazione con Revue, la prestigiosa rivista tedesca che gli permette di fare il giro del mondo nel 1962/63.
Esperienza, questa, che genera in lui la voglia di sperimentare anche il cinema e le videoripresa. Interessante, durante gli anni Settanta i lavori che Horvat idea per se stesso. Si tratta di “Portraits of Trees”, “Very Similar” e “New York up and down” che il fotografo descrive come il suo trittico nonostante l’evidente diversità tra ognuno di loro. Da notare che le immagini scattate dall’autore, sono esclusivamente a colori e non nell’ormai tradizionale B&N da sempre suo marchio di fabbrica.
Molto differente è il decennio successivo. Infatti, negli anni rampanti dell’edonismo vuoto a perdere, Horvat si ammala ad un occhio ed è costretto a lasciare perdere la macchina fotografica. Ma l’inventiva che lo accompagna da sempre, trova un’alternativa: un progetto dove Horvat rivestirà il ruolo di un intervistatore curioso che incontra i maggiori esponenti della fotografia del momento: da Helmut Newton a Sarah Moon, da Don McCullin a Éduard Boubat, realizzando un libro dal titolo ‘Entre Vues’ edito in Francia.

Creatività continua

Anche durante la sua terza giovinezza, Horvat continua a stupire abbracciando l’informatica come sistema di elaborazione delle foto e come post produzione combinando tra di loro, immagini scattate in differenti contesti e in diversi momenti (Yao the Cat del 1993, Bestiary del 1994 e Ovid’s Metamorphoses del 1995). Notevole è il lavoro Figures Romanes del 2000: una collezione di immagini raccolte in oltre due anni di lavoro di indagine sulla scultura romanica dell’anno Mille e Millecento.
Nel 2002 a causa di un problema di salute, Horvat passa a scattare foto con una piccola Nikon digitale non allontanandosi più dalla sua casa provenzale.
Ideatore di un’App per iPad (Horvatland) che immagazzina oltre 2000 foto che ripercorrono ben 65 anni di carriera, duecentomila parola di testo e circa venti ore di commenti, a Frank Horvat è stata dedicata una importante retrospettiva ai Musei Reali di Torino, che lui stesso ha supervisionato e che ha mostrato fotografie di famosi fotografi della sua collezione privata, oltre a 210 immagini dello stesso autore.