
Uno dei più sensibili fotografi giapponesi è Kenro Izu, nato ad Osaka nel 1949.
Formatosi a livello professionale all’interno della prestigiosa Nihon University di Tokyo, Izu si trasferisce nel 1979 nella Grande Mela che da allora, diviene la sua base dove collabora come assistente al New York City prima di fondare un proprio studio fotografico dove si specializza nella still life photography.
Le contaminazioni che ricava dall’attenta analisi delle immagini di Francis Frith coniugate con un viaggio effettuato in Egitto a fine degli anni Settanta, dirigono Izu verso un tipo di fotografia spirituale che formeranno in denominatore comune della sua professione.
L’incontro con le maestose piramidi, infatti, originano in Izu l’idea di progettare un lavoro di ricerca che prenderà il nome di Sacred Places e che lo porterà per oltre tre decenni, a girare molti luoghi spirituali presenti sulla terra: dalla severa Scozia al misterioso Messico, dalla mistica India fino al Tibet non tralasciando altri Paesi asiatici come l’Indonesia e la Cambogia oppure le mediorientali Siria e Giordania.
La sacralità prima di tutto
Izu ricerca di tracciare dei particolari sfruttando le metafore dell’esistenza stessa in special modo nel decadimento e nella morte come labile confine tra il materialismo e l’essenza spirituale.
Per dare ancor più forza alle sue immagini, Izu si distingue da quell’universo di fotografi abituati a scattare centinaia di fotografie per sceglierne una che coglie il momento. Kenro Izu usa solo dei negativi 35,6 x 50,8 cm e questo comporta il fatto che, date sia le dimensioni del banco ottico che dei pochi negativi che può portare con se, debba pensare attentamente alla inquadratura, alla luce, al contesto che vuole immortalare e tutti questi elementi compongono l’unicità della sua tecnica e della necessità di riflettere minuziosamente prima di scattare la foto.
Ciò lo si nota sia nelle immagini sia dei luoghi scelti che nei soggetti prescelti da Izu, dove il fotografo mette in rilievo per i primi, la rarefatta atmosfera che si respira e che rievoca preziose civiltà molto più vicine alla spiritualità rispetto alla nostra e, per i secondi, la sinuosità di certe linee formate in corpi che catturano l’attenzione anche grazie ad un sapiente mix di bianco & nero.
Queste immagini così particolari si devono innanzi tutto al banco ottico per negativi che Izu, grazie ad un contributo del National Endowment for the Arts, è riuscito ad elaborare e, in secondo luogo al tipo di stampe al platino che sfruttano dei sali ferrosi capaci di creare una sottile profondità e di regalare una infinita tonalità di grigi capaci di raccontare anche le più impercettibili sfumature.
L’esperienza accumulata in tanti anni di attività gli ha permesso, al giorno d’oggi, di essere ritenuto tra i più capaci esperti della tecnica del platino/palladio in fatto di stampa fotografica.
Foto e…
Kenro Izu non si è limitato a fotografare ma si è attivato attraverso una sua fondazione (Friends Without a Border) che raccoglie fondi che destina agli ospedali pediatrici della Cambogia, per aiutare i bambini ammalati. Fondi che in alcuni casi provengono dai proventi delle vendite di suoi lavori (libri e stampe) come quelli legati al progetto Light Over Ancient Angkor.
Questo suo impegno umanitario gli ha fatto guadagnare nel 2007, il premio Visionary Photographer Award dei Lucie Awards.
Molte le opere presentate in differenti eventi come mostre collettive e personali organizzate da diversi musei in tutto il mondo come l’Art Museum di Lexington, il Tokyo Metropolitan Teien Art Museum, il Rubin Museum of Art di NYC, il Museum of Photographic Arts di San Diego, il Kiyosato Museum of Photography di Yamanashi e altri ancora.