Loomen Studio Web Agency Sala Posa Fotografia Photomonographs Robert Capa

Il più grande fotografo di guerra. Così viene definito dagli esperti Endre Ernő Friedmann, meglio conosciuto come Robert Capa. Non molti sanno che nacque a Budapest nel 1913 e che fu l’unico fotografo a documentare a ben cinque guerre a partire dalla guerra civile spagnola, continuando con quella cino-giapponese, la Seconda Guerra Mondiale, quella arabo-israeliana per finire con la guerra in Indocina.

Capa venne espulso dall’Ungheria per la sua militanza in gruppi di studenti di sinistra e si trasferisce a Berlino dove frequenta un corso di giornalismo e, parallelamente, trova un lavoro da fattorino presso un’agenzia fotografica della città dove il direttore, notando le potenziali capacità di Capa, inizia ad assegnargli dei piccoli reportage di cronaca locale.
Fu in questo periodo che l’agenzia lo invia in Danimarca a documentare una lezione di Trotzkij all’Università di Copenaghen.

Dopo un breve soggiorno a Budapest, Capa si trasferisce a Parigi dove fa il fotografo freelance e dove conosce Gerda Taro, una ragazza tedesca fuggita dalla Germania nazista e della quale si innamora. Dopo aver documentato i tumulti parigini del Fronte Popolare, parte per la Spagna per documentare la guerra civile appena iniziata, avendo anche modo di girare alcune scene della pellicola – prodotta da Luis Bunel – ‘Spagna 36’ per la regia di Paul Le Chanois.

Ed è proprio durante questo sanguinoso conflitto che Capa diventa famoso per via di un suo scatto dal titolo ‘il miliziano colpito a morte’, che ritrae l’attimo esatto in cui un combattente viene colpito al fronte. La drammaticità di questa immagine fa il giro del mondo suscitando molte reazioni ma anche il sospetto che questo scatto, sia in realtà un ingegnoso falso.
Capa dirà che ebbe modo di prendere la foto in una insolita maniera, ossia mettendo la macchina fotografica sopra la sua testa per evitare di essere colpito da qualche proiettile sparato nel combattimento al quale stava assistendo dalla trincea, e che non sapeva cosa stesse inquadrando in quel momento e sosterrà che solo dopo qualche tempo, sviluppando il rullino, si rese conto di cosa avesse immortalato.

Capa gira i fronti spagnoli a volte anche insieme a Gerda che, nel frattempo, aveva iniziato ad essere una fotografa freelance conosciuta come ‘la ragazza della Leica’ per via della macchina fotografica da lei utilizzata.
Gerda, indipendente e ribelle, segue la battaglia di Brunete dove viene uccisa schiacciata da un carro armato dell’esercito spagnolo.
Per Capa, la morte della sua compagna, provocherà un dolore talmente acuto dal quale non si libererà in tutto il corso della su vita.

Lo stile dei reportage di Capa dalla Spagna era crudo ed evidenziava la sofferenza di una guerra e la miseria che originava.
Per realizzare quelle foto al fronte, Capa non ebbe paura di esporsi in prima linea e rischiare allo stesso modo dei miliziani che seguiva.

Al seguito delle guerre

Dopo aver documentato la fine della guerra civile spagnola, Capa rientra a Parigi dove continua il suo lavoro di fotografo ma allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sceglie di imbarcarsi per gli Stati Uniti, scegliendo New York e lavorando per la prestigiosa rivista ‘Life’. Dopo aver realizzato per la stessa, un ampio reportage in Messico, decide di seguire da vicino il conflitto trasferendosi in Gran Bretagna. Capa ha modo di far conoscere la guerra a tutto il mondo grazie ai suoi reportage come quello delle vittorie degli alleati in Nord Africa e poi in Italia.
Non è raro che Capa partecipi in prima persona alle fasi focali della guerra come lo sbarco ad Anzio e quello della D-Day in Normandia ma anche paracadutandosi insieme alle truppe americane sul suolo tedesco.
Il suo coraggio ed il suo contributo come documentarista del conflitto gli varrà la cittadinanza statunitense.
A Parigi Capa conosce Ingrid Bergman con la quale avrà una relazione che durerà due anni.
Accantonato il progetto di produrre un film sulla guerra, nel 1947 fonda l’agenzia fotografica indipendente Magnum, insieme a Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David Seymour e Willy Vandivert.
Dopo vari viaggi (URSS, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia e Israele) ritorna nella capitale francese occupandosi principalmente dell’andamento della Magnum anche perché, le accuse di comunista a lui rivolte da parte della commissione McCarthy producono il ritiro del suo passaporto americano.
Nel ’54 parte per l’Indocina per seguire la guerra che vede impegnata i francesi contro gli indocinesi ed è proprio in questa occasione che, al seguito di un convoglio militare, calpesta una mina antiuomo trovando la morte.
La sua filosofia è racchiusa in questa frase “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino” e ritraggono perfettamente il concetto che deve essere incarnato in un fotografo di guerra che deve ridurre al minimo i filtri che si frappongono tra la realtà e l’obiettivo.