Same But Not di Annette Schreyer - Il libro del mese di Loomen Studio

Parlare dei gemelli non è mai cosa facile, neppure se lo si fa attraverso le immagini. Quello dei twins, che siano identical o meno, è un universo complesso, frastagliato, all’interno del quale le emozioni scorrono in modo peculiare e spesso incomprensibile al resto del mondo.

Molte coppie di gemelli parlano dell’unità di pensiero, del dolore quasi fisico della separazione, della bellezza, nella sua difficoltà, di una crescita così “vicina”. La difficoltà di tracciare un’identità, nel percorso di crescita di due persone quasi in simbiosi, è enorme.

Il mondo della fotografia si è a lungo interrogato su questa difficoltà. Il pensiero corre immediatamente ai Twins di Diane Arbus, che restituiscono una luce cupa sul mondo dei gemelli: malgrado il termine, sono tutt’altro che identical. Impercettibilmente diversi nei movimenti o nelle pieghe della bocca, eppure così simili a una lettura superficiale, restituiscono allo sguardo identità ben distinte, quasi antitetiche. È così importante stabilire se siano complementari? Forse, tutto sommato, no.

Nell’introduzione a Same but not, il photo editor Gabriel Bauret chiama alla memoria altre tre suggestioni: le gemelle cieche di Jane Evelyn, i gemelli in posa di Jean Francois Bauret e i ritratti di Trish Morrissey: in tutti e tre i lavori, realizzati in modo estremamente diverso fra loro, emerge una sola somiglianza: la scelta di far emergere un legame. Mani strette, un abbraccio, uno scambio di sguardi, uno spazio prossemico ridotto: il contesto è relativo, ciò che conta è che emerga un dialogo fisico ed emozionale capace di arrivare fino all’occhio del fotografo.

Nel caso di Annette Schreyer, il discorso è ben più complesso. E non solo per la differente tecnica di scatto o per l’uso della luce naturale: ma perché la Schreyer – da gemella – ha vissuto sulla propria pelle il tema dell’identità.

I gemelli di Annette Schreyer non pretendono di tradire la loro diversità: semplicemente lo sono, diversi. Lo sono indipendentemente dalla posa che è stata scelta per ritrarli o dall’abbigliamento che indossano. Nei gesti e negli sguardi c’è una storia familiare che non è dato conoscere, ma che si percepisce da tutti gli elementi dell’immagine.

Le fotografie di Annette ci piacciono perché fanno percepire delle relazioni nella loro bidimensionalità: quando le guardiamo riusciamo a comprendere allo stesso tempo la diversità e l’affinità dei soggetti. Anche chi non ha l’esperienza del doppio può capire, attraverso quelle immagini, un meccanismo complesso che va oltre la fisicità.

Le foto ci piacciono perché non sono sempre nitide, non sono mai descrittive: sono dei ritratti che vanno ben oltre l’estetica eppure vivono di equilibrio compositivo e cromatico.

Informazioni

  • Autore \ Agenzia: Annette Schreyer \ laif
  • Editore: Postcart
  • Pagine: 100
  • Testo: Italiano/Inglese
  • Formato: cm. 19X23
  • Stampa: colori | 40 foto
  • Legatura: copertina rigida, allestimento alla svizzera