Abbiamo visto che nell’interpretare come i colori acquisiscano significato e come vengano percepiti nei vari contesti si sono presentati generalmente due correnti di pensiero: una che definisce l’immutabilità e l’universalità delle reazioni umane nello spazio e nel tempo ed una che invece ne sottolinea la relatività rispetto ai contesti storici e culturali. La prima, che potremmo definire “naturalista” e che fa riferimento all’approccio riduzionista, e la seconda, “culturalista” che prosegue l’impostazione relativista.

Ma sono sufficienti queste due ottiche per analizzare la questione? Sono autosufficienti entrambe e possiamo affermare forse che una detiene la verità assoluta mentre l’altra no? Oppure si tratta, più realisticamente, di due risposte relative allo stesso problema che completano, in qualche modo, la visione con cui rapportarsi guardare alla costruzione del significato dei colori?

L’approccio semiotico-testuale è quello, infatti, che supera entrambe le prospettive senza tralasciarne i fondamenti. Alla base di questa prospettiva il termine cromatico è osservato alla stregua di una parola in un testo, appunto.

E una parola, in sé, ha una gamma di significati molto ampi rispetto a una definizione univoca. Nel trovarci di fronte al termine “scarpa” possiamo potenzialmente aspettarci dei modelli che vanno dal massiccio stivale antinfortunistico alla ballerina più esile ed elegante. E’ evidente che questi due estremi presentano dei connotati, dei significati e delle immagini ben diverse tra loro. E, per la semiotica, ciò avviene anche con i colori.

In che senso, però?

Prendere in considerazione un colore da solo, con un unico termine che designa una certa porzione di spettro cromatico formato da una gamma di colori leggermente differenti tra loro, può suscitare differenti significati. Il rosso può certo significare passione, amore, sensualità ed emotività, ma può anche significare divieto, “vietato”, pericolo, come avviene nei segnali stradali o con le luci dei semafori.

Questa dinamica è dovuta ad un meccanismo complessivo attraverso cui i colori acquisiscono significato e che consiste nella disposizione dei termini cromatici all’interno di un campo di opposizioni, in cui ogni colore è opposto o vicino ad un altro. E’ il contesto, oltre che la gamma di colori utilizzati, a definire l’identità di un colore, esattamente come avviene per una parola all’interno di una frase, di un’espressione.

Non è la semplice osservazione per cui un colore “può voler dir tutto e niente”, né che “il male esiste perché esiste il bene”, ma della necessità di analizzare lo spazio e il tempo in cui un colore è inserito per capirne il messaggio. Così come il rosso, il nero può significare “eleganza” in una sala da ballo, “lutto” a un funerale o “tristezza” nei disegni di un bambino.

Partendo da queste osservazioni, la prossima serie di articoli si propone esattamente di mettere a paragone diverse coppie di colori, ricercandone gli antichi significati e le contrapposizioni che ne hanno determinato il corso.